Abbiamo già avuto modo, in precedenza, di mettere in risalto il principale aspetto visibile dell’alluce valgo, ossia la deviazione del primo dito del piede in direzione delle altre dita: è questo probabilmente l’aspetto che, con maggiore probabilità, vengono riconosciuti da un paziente, e al contempo è il primo elemento che viene connesso alla idea che, comunemente, si ha di tale specifica patologia.
È pur vero, d’altronde, che non è in alcun modo possibile limitare la propria definizione di alluce valgo a questo solo aspetto: da un punto di vista clinico, infatti, l’alluce valgo comporta e realizza anche ulteriori e differenti manifestazioni, al pari della prima di rilevante importanza e pure loro che possono determinare un notevole fastidio. Un esempio ne è, innanzitutto e come avremo modo di approfondire nei prossimi paragrafi, una sporgenza ossea che si ha in corrispondenza del dito colpito, sul lato del piede.
Si viene così a formare una sporgenza ossea proprio sul lato interno del primo metatarso: tale sporgenza ossea viene denominata esostosi. Essa si manifesta insomma in maniera quanto mai scomoda, anche perché determina un notevole attrito con l’interno della calzatura nel movimento, nel passeggio, durante il quale si viene a realizzare in concreto una tumefazione assai fastidiosa e dolorosa.
La tumefazione da sfregamento nell’alluce valgo
Come già stavamo dicendo, il continuo sfregamento di tale sporgenza con l’interno della calzatura determina il crearsi di una tumefazione sia cutanea che sottocutanea, che può essere in fatto ricondotta alla nozione di borsite, che si arrossa e provoca dolore. Tale risultato definitivo assume il nome gergale di “cipolla”. La tumefazione di cui stiamo parlando cresce e si aggrava con il decorrere progressivo del tempo, e in particolare con il continuo camminare e sfregare.
Con il crescere della tumefazione e dunque con l’aggravarsi della borsite, diviene sempre più doloroso camminare, e al contempo aumenta il fastidio provocato anche dal solo semplice indossare scarpe normali. Qui si accentua la necessità di intervenire: il gonfiore infatti altro non è se non una risposta naturale del corpo per evitare che si vada a cadere nella cosiddetta ulcerazione.
Vi sono altre conseguenze dal punto di vista clinico?
Di volta in volta, e col procedere della analisi, è possibile rinvenire anche altre e diverse conseguenze sgradevoli dal punto di vista clinico. Per prima cosa, dunque, una verifica di tipo radiografico evidenzia il realizzarsi di uno scivolamento laterale, mentre la falange basale dell’alluce si trova inevitabilmente a basculare intorno alla testa del metatarso.
Altra conseguenza è il determinarsi progressivo di una rigidità articolare gradualmente sempre più grave, insieme con la formazione di osteofiti che sono il risultato del conflitto che si determina tra falange e metatarso. Da questa circostanza si genera allora anche il rischio che l’alluce valgo determini una artrosi secondaria.
La dislocazione interna provocata dall’alluce valgo, insomma, richiede un intervento tempestivo di chirurgia per la cura e la eliminazione del problema, al fine di eliminare il dolore e il problema stesso, e di evitare tutte le conseguenze negative cui abbiamo già avuto modo di parlare diffusamente.